Mirko (Miru): L’Insegnante YouTuber che ha fatto di tutto per vivere in Giappone
Mirko l’abbiamo riconosciuto per strada mentre faceva la guida a Tokyo. Con fare sfrontato lo abbiamo fermato, e da lì ne è nato un incontro che ci ha permesso di fare luce su tanti aspetti della vita nel paese.
Il riassunto della sua vita? Insegna italiano ai giapponesi, gestisce un canale YouTube con migliaia di iscritti dove dà lezioni di lingua e cultura giapponese, e lavora per un’azienda giapponese. Tre lavori contemporaneamente.
E quando gli abbiamo fatto notare che sembra troppo, la sua risposta è disarmante: è colpa sua, non riesce a dire di no.
Dal giapponese all’università all’insegnamento
Mirko aveva un piano chiaro fin dall’inizio. All’università ha studiato giapponese seriamente: grammatica, kanji, letteratura, storia. Ma la vera svolta è arrivata quando ha iniziato a insegnare italiano ai giapponesi, ancora in Italia.
E quella competenza è diventata il suo biglietto per il Giappone.
Quando si è trasferito, ha trovato lavoro velocemente. Le scuole di lingue cercavano insegnanti di italiano, e il fatto che parlasse giapponese fluentemente gli dava un vantaggio enorme. Poteva spiegare concetti grammaticali complessi nella lingua madre degli studenti, capire esattamente dove facevano confusione.
I primi anni sono stati intensi ma gratificanti. Lavorava tanto, ma faceva quello che amava, in un paese che lo affascinava.
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11 Marzo 2011: il terremoto e la fuga
E poi è arrivato l'11 marzo 2011.
Mirko era a Tokyo quando il terremoto di magnitudo 9.0 ha colpito la costa nord-est. Come abbiamo scoperto nel nostro articolo su Sendai e la memoria dello tsunami, quella data ha cambiato il Giappone per sempre. Le scosse, lo tsunami, Fukushima. Anche a Tokyo, lontano dall’epicentro, la paura era reale. Blackout continui, scosse di assestamento, notizie contraddittorie.
Dopo due settimane, in mezzo a un panico che era di entità mondiale, con i supermercati svuotati, il bancomat che non erogava soldi e la connessione che non permetteva di chiamare regolarmente a casa, Mirko ha preso un aereo per l’Italia. Pensava di restare via qualche settimana, forse un mese. Una settimana è diventata due, poi quattro. Improvvisamente erano passati mesi.
E qui è arrivato il problema, perché rimanendo via troppo a lungo, Mirko avrebbe perso il visto di lavoro. E riottenerlo non sarebbe stato automatico.
A quel punto una nuova scelta: lasciare che tutto finisse e ricominciare da zero in Italia, o tornare?
Alla fine la decisione finale è stata chiara: il Giappone era dove voleva essere.
L’azienda e YouTube
Dopo il ritorno, oltre all’insegnamento Mirko ha ottenuto un contratto stabile con un’azienda nel settore della localizzazione. Coordinamento, traduzione, gestione delle comunicazioni con partner italiani, uno stipendio fisso e un visto permanente.
Ma Mirko non è tipo da rilassarsi.
Nel frattempo ha lanciato un canale YouTube, nel quale si fa chiamare Miru. Tra lezioni di lingua e cultura giapponese spiegate in italiano, grammatica, kanji, espressioni idiomatiche e differenze culturali profonde, il suo canale è cresciuto. Prima con centinaia, poi con migliaia di iscritti. C’era un pubblico enorme di italiani che volevano imparare il giapponese ma trovavano le risorse in inglese troppo difficili e Mirko ha riempito quel gap, utile a utenti di tutte le età.
Scopri il canale YouTube di Miru per lezioni di giapponese e approfondimenti culturali.
Il problema: non riesco a dire di no
Gestire un lavoro full-time, continuare a dare lezioni private, e produrre contenuti regolari per YouTube significa lavorare tantissimo. E qui arriva il problema di Mirko: non riesce a dire di no.
Lo ammette apertamente: è colpa sua. È lui che non riesce a mettere limiti. Si sente sempre in dovere di essere disponibile, in un momento storico in cui lo dice apertamente: “il Giappone mi sta dando tantissimo, sarei un folle a dire di no”.
Allo stesso tempo gli piace tutto quello che fa: l’azienda dà stabilità, l’insegnamento gratifica emotivamente, YouTube permette creatività. E lui non vuole rinunciare a nessuna delle tre cose.
Il Giappone perfetto per chi cerca tranquillità
C’è una ragione fondamentale per cui Mirko ama vivere in Giappone: quello che cerca è tranquillità, ordine, routine. E il Giappone offre esattamente questo.
La prevedibilità lo rilassa: treni esatti al minuto, negozi con orari fissi, stagioni che cambiano con regolarità quasi matematica. Per qualcuno può sembrare noioso, per lui è pace.
La sicurezza è incredibile: camminare ovunque a qualsiasi ora, lasciare la bici slegata, addormentarsi sul treno senza preoccupazioni. È una libertà che non aveva realizzato di volere finché non l’ha avuta.
E l’ordine: strade pulite, persone che rispettano le regole, responsabilità collettiva. Non è perfetto, ma funziona. E funziona bene.
Ciò che manca: il contatto umano
Ma c’è una cosa fondamentale che Mirko vorrebbe poter cambiare del Giappone.
Se potesse insegnare una cosa ai giapponesi, sarebbe la comunicazione non verbale. Il valore di un abbraccio, di una pacca sulla spalla, del contatto fisico amichevole.
In Giappone il contatto fisico è estremamente limitato.
Per un italiano, abituato a una cultura dove il contatto fisico è parte integrante della comunicazione e dell’affetto, questo è alienante. È uno dei prezzi da pagare per vivere in un paese così ordinato e sicuro: la distanza fisica che a volte si trasforma in distanza emotiva.
Il Consiglio per Chi Sogna il Giappone
E il suo consiglio per chi sogna di vivere e lavorare in Giappone? Fatelo, ma con gli occhi aperti.
Il Giappone non è una cartolina, non è un anime, non è un sogno perfetto. È un paese vero, con pregi e difetti.
Preparatevi a:
- Lavorare tanto, senza limiti evidenti tra vita lavorativa e personale
- Sentirvi a volte soli, nonostante la sicurezza e l’ordine intorno a voi
- Desiderare a volte un abbraccio che qui non arriverà
Ma preparatevi anche a:
- Scoprire una cultura incredibile, ricca di sfumature e profondità
- Vivere in un livello di organizzazione che altrove non esiste
- Trovare una tranquillità che, se la sapete apprezzare, è impagabile
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Mirko è parte del nostro progetto Potevano rimanere in Italia ma…, dove raccontiamo le storie di italiani che hanno scelto di costruire una vita all’estero.
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