Paolo: da piccolo esploratore a GRANDE VIAGGIATORE
Paolo è nato in una famiglia in cui sia madre che padre hanno due grandi passioni: viaggiare e scoprire. Dal momento in cui li ho incontrati ho capito che avrebbero avuto sempre qualcosa da raccontare. Ed ero affascinata ogni volta dai loro ricordi. Poteva quel piccolo esploratore non diventare un grande viaggiatore? Ecco quindi un Paolo alle scuole elementari immortalato in giro per l’Europa e poi un adulto che decide di allargare un po’ gli orizzonti volando verso l’Asia e verso l’America. Il viaggio che sognava da anni era il Giappone, terra che ha raggiunto la prima volta con un tour organizzato. Una volta lì capisce però che muoversi in gruppi così grandi non fa per lui. Vorrebbe avere più tempo per soffermarsi in quella bottega dall’aspetto retrò, osservare i monaci nei templi, sorseggiare tè verde leggendo un libro e cosi via. E quindi ci ritorna: insieme a me, sua mamma e una cara amica di famiglia. Ci fa girare in lungo e in largo e da buon programmatore tira fuori le sue skills prendendo le redini della situazione e improvvisandosi guida turistica per due settimane. Lascia un altro pezzo di cuore in quel paese così lontano da casa, e non gli basta andare a caccia del ristorante un po’ più autentico in Torino. Una sera torno a casa e lo trovo con in mano due quaderni azzurrini. Mi guarda e mi dice: “Ti ho comprato questo eserciziario, ti va di imparare insieme l’Hiragana e il Katakana?” Per i non addetti ai lavori si tratta dei primi due alfabeti giapponesi, quello per indicare i termini in lingua e quello per le lingue straniere, a cui bisogna poi aggiungere i Kanji e il Romagi, cioè i simboli e la scrittura occidentalizzata.
Mettersi in gioco insieme
Sgrano gli occhi, poi ci ripenso e capisco che potrebbe essere divertente mettersi in gioco! Inizia così il nostro viaggio mentale verso il Sol levante, che si evolve poi in vere e proprie lezioni in una scuola di lingue. Nel frattempo Paolo lavora in smartworking per due anni e quella poltroncina ergonomica e la scrivania nello stanzino dei libri diventano un carcere per i suoi pensieri. Cane e gatto sono i suoi colleghi, io disturbo le sue pause pranzo del mercoledì e del giovedì, ma ogni volta ci guardiamo negli occhi e indoviniamo a pensare in quale angolo del mondo sta viaggiando la fantasia dell’altro. Se dovessimo essere due termini io sarei il sogno, Paolo la parola. Io sognavo di partire, Paolo me l’ha chiesto. C’è un mondo là fuori che dobbiamo scoprire con i nostri occhi, con i nostri piedi, con le nostre orecchie, con il nostro naso, con il nostro palato. E per noi è giunto il momento di prendere quei sogni, dargli un nome e realizzarli.
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