Belgio in camper: 3 tappe imperdibili
In questo articolo ti portiamo alla scoperta di 3 cittadine in Belgio che abbiamo raggiunto a bordo del nostro van, insieme a Olimpia e Sakè, i nostri cane e gatto. Nonostante il poco tempo a disposizione siamo comunque riusciti a trovare 3 destinazioni che hanno rapito il nostro sguardo, scopriamole insieme!
Siamo entrati nel paese da dai Paesi Bassi ed eravamo diretti in Francia, motivo per cui abbiamo solo attraversato questo stato mantenendo la rotta lungo la costa atlantica.
Gand: La città più bella del Belgio
Abbiamo parcheggiato a venti minuti a piedi dal centro. Ponti lungo il canale, arriviamo alla piazza centrale. Imbocchiamo i 120 metri di porticato dedicato alla street art, costellato di murales fin verso le finestre delle abitazioni. Siamo affamati. Decidiamo di prendere un cono di patatine fritte. Da settimane ormai è questo lo snack da passeggio più visto. E noi che eravamo abituati ai tranci di pizza.
Entriamo in un locale. Ci accolgono al bancone, ordiniamo. Friggono al momento. Sono cordialissimi con tutte le persone sedute nel locale e riservano la stessa gentilezza a noi. Ci capiamo, in un inglese non perfetto, ma della precisione a noi non importa. Ci basta mettere qualcosa fra i denti, dare benzina al cervello, riprendere a riempire gli occhi di dettagli.
Raggiungiamo un ponte, a destra un meraviglioso salice piangente. A sinistra due ragazze, timide, italiane, rimuginano senza sapere a chi chiedere di scattar loro una foto. Mi offro, sfrontata, spontanea. Ridiamo. Mi ringraziano. Immortalo il loro momento, creo loro un ricordo. Loro lo donano a me. Inizia a piovere. Rientriamo alla base, al quartier generale, al camper, a casa. Parcheggiato vicino un mezzo lungo il doppio del nostro, fantastichiamo divertiti su quante cose ci possano essere a bordo in cosi tanto spazio. E apriamo la porta per sorridere a Olimpia e Sakè e cercare un nuovo posto per la notte.
Lasciamo la città, torniamo in campagna , senza sapere dove siamo finiti, giusto in tempo per ammirare gli ultimi raggi del tramonto.
Bruges: la capitale delle Fiandre Occidentali
Piove. Ma spunta un arcobaleno bellissimo sulla nostra destra. Parcheggiamo e diamo cena agli animali, per poi decidere di recarci in centro. Il vento è freddo. Le prime case iniziano subito a catturare la nostra attenzione. Abbiamo una meta: un piccolo locale inaugurato nel 1515 e ancora aperto!
Attraversiamo il centro, e Paolo deve quasi trascinarmi via per non farmi restare a vagare fino a notte fonda. La cucina chiude presto e se tardiamo non potremo gustarci la cena. Scatto fotografie, più con gli occhi che con la fotocamera del cellulare. Quando arriviamo al locale ci accolgono una ragazza ricciolina e un ragazzo biondo, entrambi con il sorriso. Ci lasciano accomodare dove preferiamo. La sala è antica. Tavoli e sedie in legno, un grande camino, alle pareti stampe con immagini e voli d’epoca. Oggetti ovunque. Tutto ricorda il passato. Tutto sembra dirti di rallentare, che se anche il tempo passa le cose belle mantengono la loro dimensione. Ordiniamo una birra, una zuppa di pesce e una zuppa di cipolle con crostini al formaggio. Deliziose entrambe. Giuste nelle dosi, nel sapore, nell’equilibrio. Le gustiamo in silenzio. Fino all’ultima briciola di pane rimasta in tavola. È quasi un peccato dover andare via, non poter tornare più.
Salutiamo i camerieri, li ringraziamo. Mentre usciamo mi volto indietro e sorrido. A chi è entrato prima di me, a chi entrerà poi. Certe pareti sanno mantenere un po’ di magia. Intanto il cielo ha cambiato colore, la città è in silenzio, illuminata da luci delle case e dei lampioni. Scorgo certi soffitti, certe decorazioni.alcune persone decorano le case in maniera eccellente. Invidio il loro gusto del bello. Torniamo a perderci in quel dedalo di stradine mentre torniamo al van, prima che riprenda a diluviare.
Bruges è davvero bella e delicata ad ogni sguardo. Ci perdiamo un po’ per le stradine fino a raggiungere il centro, dritti dritti in una cioccolateria consigliata da un’amica di famiglia , Leonidas.
Decidiamo di raggiungere il chiostro di un monastero benedettino abitato da suore laiche. Attraversiamo un dedalo di stradine e raggiungiamo il luogo silenzioso, caratterizzato da casette bianche e alberi centenari con i tronchi tutti leggermente pendenti. L’atmosfera è a dir poco magica, forse direi meglio mistica. Rientriamo lentamente, ringraziando la città ad ogni angolo.
Cerchiamo un posto dove riposare tranquilli, probabilmente cullati dal suono della pioggia. Arriviamo in un paesino quasi fantasma. Casette basse, ordinate. Un piccolo molo dal quale intravediamo un unico timido raggio di sole del tramonto. Respiriamo. Il silenzio riempie ogni cosa. In camper però mettiamo un po’ di musica mentre cucino del salmone e un’insalata di pomodori e tagliamo la baguette per fare scarpetta. Il vapore copre i vetri, la musica copre il silenzio e i pensieri. E un’altra notte di questo viaggio vola via con il tempo perduto. Ciao Proust, benvenuto nei miei sogni. Non ho mai sognato in inglese, c’è una prima volta per tutto.
Damme: il paese più romantico e famoso delle Fiandre Occidentali
Una piccola frazione a 6 km da Bruges. Un borgo minuscolo, che si estende su di una via principale e quattro laterali. Decidiamo di tirare su i cappucci e fare due passi con i nostri animali. Appena scendiamo dal van un signore parcheggiato poco oltre si sbraccia per catturare la nostra attenzione. Ci avviciniamo. È francese. Riusciamo a intendere che adora vederci tutti e quattro insieme e che gli spiace che il tempo oggi non sia dalla nostra parte. Lo ringraziamo e salutiamo, diretti a camminare veloci.
Il vento entra attraverso ogni centimetro di tessuto. Arriviamo nella piazza centrale. Non c’è anima viva. Saliamo sui gradini del comune per avere uno sguardo dall’alto. Esce una donna che chiude la porta a chiave. Ci nota, sorride divertita in direzione del gatto appallottolato sulle mie spalle. Giriamo a sinistra, poi a destra. Davanti a noi un albero, antico, preservato. Invece di abbatterlo l’hanno trasformato in biblioteca. O quello che può essere una biblioteca a cielo aperto dato che i libri sono affidati al sole, al vento, alla pioggia, alla natura, all’uomo. Ne apro uno a caso. Marcel Proust, la ricerca del tempo perduto.
Già, il tempo. E come sfuggirli. Ciao destino, bentornato a trovarmi. Quanto mi vuoi sfidare? A fianco all’albero una chiesa. Di cui una parte del tetto diroccata. Si vede il cielo fra le pareti delle navate. Lui trova sempre un modo per farsi vedere. Oggi è un dipinto di nuvole.
Considerazioni
Siamo stati davvero troppo poco in Belgio per poter dare un parere costruttivo. Quel poco che abbiamo visto però ci ha fatto una buona impressione: le cittadine sono pulite, le campagne curate, le persone estremamente gentili.
Il costo della vita sicuramente è più alto che altrove, abbiamo potuto notarlo sia mangiando fuori sia facendo una piccola spesa “di sopravvivenza”, e anche questo fattore ha inciso sui giorni di permanenza in paese.
Il clima subisce le correnti atlantiche, a inizio settembre abbiamo trovato sia bel tempo sia acquazzoni e umidità elevata nell’arco di 5 giorni.
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