Quando tornate?
Da quanto siamo partiti per vivere sul nostro van una delle domande più gettonate che ci hanno rivolto è stata:
Quanto tornate?
Domanda facile, da porre. Domanda difficile, alla quale rispondere. Domanda scomoda, come quando si chiede perché ancora non si hanno figli, perché si è rinunciato al posto fisso, perché non si vive nello stesso quartiere di famiglia.
Forse abbiamo sbagliato noi per prima ad accennare ad un periodo più o meno limitato.
Un anno, avevamo detto.
Noi che però siamo abituati a cambiare idea se ciò vuol dire crescere un po’ di più.
Prima di partire avevamo un punto interrogativo a tenerci per mano, o forse più di uno:
- Ce l’avremmo fatta in quattro, 24 ore su 24, in 9 metri quadrati?
- Ce l’avremmo fatta ad uscire dalla nostra comfort zone?
- Ce l’avremmo fatta lontano da parenti e amici, dalle nostre radici sicure?
Mi piace immaginare di aver ribaltato quel punto interrogativo, trasformandolo in un’altalena. Hanno iniziato a cullarci quei dubbi, aiutandoci a crederci ogni giorno di più invece di spaventarci. Per questo forse il primo mattino in cui ci siamo svegliati, lontani fisicamente ma sempre vicini con il cuore, in un altro posto ma sempre in quel mondo che poi è Casa, abbiamo capito che un anno non ci sarebbe bastato. O meglio che avremmo fatto di tutto per poterlo prolungare ad oltranza.
È stato come spalancare una finestra di prima mattina su una distesa di stimoli. I nostri cervelli hanno iniziato a mettere in moto idee a più non posso. Era un continuo ping pong di questo, quello, quell’altro.
Tutto bello, ma quando tornate?
Siamo appena partiti, poteva essere la risposta nei primi 3 mesi.
Stiamo appena capendoci qualcosa, la risposta a 6 mesi.
Siamo in un altro continente, è la nostra occasione per scoprirlo. Risposta a 9 mesi.
Su questa “avventura” ci stiamo costruendo due lavori, o forse più. Risposta ad 1 anno.
Ma tornate? Quando?
È difficile a volte rispondere.
È difficile a volte provare a far capire una realtà così distante dai canoni sociali ai quali siamo abituati, che comporta vivere nello stesso quartiere di famiglia, fare colazione tutte le mattine nello stesso bar, fare aperitivo il venerdì alle 19 al bar sotto l’ufficio. Qui a bordo non c’è posto fisso in tutti i sensi, non ci sono 8 ma 24 ore senza sconti di manciate di minuti e soprattutto non c’è nulla di certo.
Quando siamo partiti non avevamo idea di come gestire tutto ciò.
È passato più di un anno.
Una settimana fa siamo arrivati in Francia in un borgo di 30 abitanti. Siamo stati accolti come figli, ci siamo offerti per aiutare nei preparativi della festa nazionale, abbiamo guardato i fuochi d’artificio insieme ai nostri vicini di camper. Poi siamo ripartiti tra strette di mano, 3 baci sulle guance, frasi capite a metà in un miscuglio di lingue, occhi pieni di commozione e gratitudine.
Un anno fa accadeva la stessa cosa nei Paesi Bassi, quando ci siamo ritrovati per caso a costruire gondole in fiore, seduti vicino a un gruppo di persone che brindavano a noi e che ci rincorrevano in paese per salutare quegli “italiani pazzerelli con cane e gatto” (a proposito, eccoti qui quegli attimi !). Sono solo due delle tante altre situazioni, che definiremmo più occasioni fortunate, che ci sono successe un po’ ovunque sia in Europa che in Africa, in un mondo che chiamiamo Casa, con persone che chiamiamo Famiglia.
Non possiamo tornare.
Non ci riusciamo. Abbiamo investito molto, stiamo raccogliendo i primi frutti. Sentiamo di esser parte di un disegno più grande, di avere ancora troppi colori e sfumature da scoprire.
Quella che può sembrare una lunga vacanza dalla quale tornare, per noi si è trasformata in vita da valorizzare appieno.
Ovviamente ci manca abbracciare chi ci conosce da quando abbiamo iniziato a balbettare, ma ci sono sorrisi che sentiamo di poter condividere anche con chi altrimenti non avremmo mai occasione di incontrare. Non è facile dire “non torniamo”. Così come non è facile dire “non restiamo”. È meraviglioso però poter condividere. Continueremo a farlo, tra lacrime e sorrisi. Torneremo: per abbracciare, per raccontare, per condividere. Torneremo: alla nostra vita, alla nostra strada, alle nostre 24 ore, a ciò che di incerto ci rende certi, curiosi, felici.
Se ti va di rivivere le nostre avventure mangiando pop corn sul divano, clicca qui! .
Grazie se in minima parte potrai comprenderci, grazie se avrai voglia di confrontarti con noi nei commenti.
Articoli consigliati
Viaggiare in Russia: guida completa in 11 punti (aggiornamento 2024)
Sogni un viaggio indimenticabile in Russia? Che tu sia appassionato di storia, arte, natura o semplicemente curioso di scoprire una cultura affascinante, questo paese ha qualcosa da offrire a tutti.
LeggiStorie di straordinaria follia: Prima puntata dalla Russia
Nuovo appuntamento con “Storie di straordinaria follia” sempre in collaborazione con Simone di Radio Italiana 531 . Oggi entriamo nel vivo del nostro viaggio verso il Giappone partendo dal confine con la Russia.
LeggiTour di San Pietroburgo: scopri la Venezia del Nord in 2 giorni
San Pietroburgo, città portuale della Russia affacciata sul Mar Baltico, è stata capitale imperiale per ben due secoli. Fondata nel 1703 da Pietro il Grande, ancora oggi è considerata il centro culturale di tutta la Russia, ed è soprannominata la “Venezia del Nord” per il gran numero di canali che la attraversano.
Leggi